La sicurezza sul lavoro è una branca del giuslavorismo che ha interessato l’ordinamento nostrano già dall’epoca pre-repubblicana, basti pensare al fatto che l’art. 2087 c.c. (oggi parzialmente modificato) risale al codice civile del ’42 in pieno regime corporativista. Tuttavia è proprio dal secondo dopoguerra che si è tipizzato l’interesse collettivo in materia, infatti, le tutele ordinamentali traggono innanzitutto origine nell’art. 32 Cost., passando per i vari D.p.r. degli anni ’50, per la nascita dell’Assicurazione contro gli Infortuni sul lavoro e le Malattie Professionali, sino allo Statuto dei Lavoratori (1970) e al celebre D.lgs. 626/94 (poi abrogato). Infine, nel periodo recente si è manifestata la necessità di sistematizzazione della disciplina, concretizzatasi con il “tentativo” di codificazione rappresentato dal D.lgs. n. 81 del 9 Aprile del 2008, il c.d. Testo unico in materia di salute e sicurezza negli ambienti di lavoro.
Cionondimeno, sebbene la cogenza delle norme, le oltre 1000 morti bianche del 2019 rappresentino non poche sintomaticità, la materia è vasta, l’applicazione lo è molto meno.
Il contatto materiale con le problematicità diffuse, a volte croniche, nelle aziende dà la possibilità di comprendere ciò che è necessario per una corretta compliance delle imprese alle misure di prevenzione. Invero, se già prima lavorare in sicurezza richiedeva elevati costi (non solo economici), a volte difficilmente sostenibili, nell’epoca dell’emergenza sanitaria questi costi aumentano in maniera inversamente proporzionale alla loro sostenibilità.